Secondo il Centro Nazionale Terremoti dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, solo negli ultimi sette giorni sono stati rilevati in Italia 83 terremoti superiori a Magnitudo 2.
È un numero a prima vista impressionante, ma che non ci deve sconvolgere: l'Italia è una nazione ad alto rischio sismico - alcune Regioni più di altre - ed è una nozione che ormai dovrebbe essere ben chiara a tutti.
La nostra visita ad Amatrice, avvenuta grazie a una iniziativa organizzata da Jaguar Land Rover Italia, è partita con questa consapevolezza. E con questa consapevolezza, e con molto rispetto per le vite sconvolte dal terremoto dello scorso 24 agosto, abbiamo affrontato la vista delle rovine del centro storico del comune reatino. Di cui non vedrete foto in questo articolo, per scelta esplicita.
L'iniziativa di cui sopra, da parte di Land Rover, è lodevole: il finanziamento e la realizzazione del "Giardino degli Alberi", un'opera di ricostruzione dello spazio verde di circa 1500 metri quadri proprio a ridosso della zona rossa, luogo di ritrovo - e quindi centro nevralgico - della comunità amatriciana che ora torna a vivere grazie al contributo del brand automotive inglese.
Di fronte a tragedie della portata di quella avvenuta ad Amatrice lo scorso agosto, il rischio di ogni iniziativa benefica è sempre quello di essere fraintesi.
In questo caso va invece dato atto a quelli di Jaguar Land Rover Italia di essersi mossi con una discrezione e un buon gusto che sono sì parte del DNA del marchio, ma che proprio ad Amatrice sono risultati fondamentali.
La scelta stessa dell'iniziativa nasce da una attitudine di servizio, più che desiderio di protagonismo. E da una predisposizione all'ascolto: a decidere cosa ricostruire, e come, non è stato il brand automotive, ma la stessa comunità di Amatrice per bocca del sindaco Sergio Pirozzi, che ha sottolineato l'importanza per i cittadini di avere un luogo di ritrovo che rimandi alla normalità, a ciò che era prima del terremoto.
"È la prima cosa che rinasce così com'era e, anzi, più bella di prima: questo gesto è straordinario"
Ha commentato Pirozzi in una nota (il Sindaco era assente, in viaggio in Canada alla ricerca continua di aiuti concreti che tardano sempre ad arrivare).
Quella di Jaguar Land Rover si rivela quindi un perfetto esempio di "corporate responsibility", responsabilità sociale d'impresa: l'impegno che una azienda prende nei confronti della società civile nel mettere a disposizione le sue risorse, per migliorare la vita di tutti. È una scelta (appunto) responsabile, quella di mettere per una volta da parte le logiche (lecite) del profitto per aiutare qualcuno. Perderci dei soldi, per guadagnarci tutti.
Per Land Rover questa è una parte importante del suo essere, dopotutto, visto che è da sempre che il brand inglese si impegna in iniziative umanitarie in luoghi impervi, fornendo anche i suoi mezzi a forze dell'ordine e squadre di soccorso (anche qui, ad Amatrice, subito dopo il terremoto sono arrivate due Discovery).
Per Amatrice, invece, questa di Land Rover è una nuova occasione, un nuovo tassello di una rinascita per cui lotta a denti stretti e pugni chiusi, con una dignità e una limpidezza che stupisce ogni volta la si incontra.
È difficile rialzarsi dopo un evento traumatico come quello che Amatrice ha vissuto il 24 agosto: le vite spezzate, le fortune scomparse, le famiglie divise.
Ci vuole perseveranza e ci vuole la consapevolezza che i tempi saranno lunghi: lo sanno bene anche il sindaco di Amatrice e la sua vicesindaco Patrizia Catenacci, che ci ha accompagnato in questo evento con grande chiarezza comunicativa.
Bisogna muoversi un passo alla volta, con equilibrio, bilanciando le operazioni volte ai bisogni primari - le case, il cibo, le scuole - con quelle che portano a prima vista benefici accessori, come i luoghi di ritrovo, di convivialità e di confronto.
Per questo la rinascita del "Giardino degli alberi" - e di riflesso l'impegno di Jaguar Land Rover Italia - sono un momento importante nella direzione di un risanamento: perché forniscono ad Amatrice un luogo in cui una comunità dissestata (sono solo circa 900 le persone rimaste nel territorio comunale, contro le circa 2700 di un tempo) possà ritornare. E ritrovarsi.
Fonte: www.panorama-auto.it